Monday, October 03, 2011

il genocidio, “razziale” o di classe, è una teoria propria al socialismo
GLI SCRITTI IMBARAZZANTI DI MARX ED ENGELS
un’articolo di Gianluca Arrigoni, “Libero”, 28 Gennaio 2005

PARIGI - «Lo studio dei testi di Marx ed Engels ci mostra che il genocidio, “razziale” o di classe, è una teoria propria al socialismo». Questa affermazione iconoclasta, fondata sui testi dei “padri” del socialismo scientifico, è di Jean-François Revel, che nella sua prefazione al libro di George Watson ”La littérature oubliée du socialisme”, argomenta: «È nelle origini più autentiche del pensiero socialista, nei suoi più antichi dottrinari, che si trovano le giustificazioni del genocidio, della purificazione etnica e dello Stato totalitario, impugnate come delle armi legittime, indispensabili al successo della rivoluzione e alla preservazione dei suoi risultati. (...) Engels, nel 1849, chiedeva lo sterminio degli ungheresi, ribellatisi contro l’Austria e dà alla rivista diretta dal suo amico Karl Marx, la “Neue Rheinische Zeitung”, un articolo importante la cui lettura sarà raccomandata da Stalin, nel 1924, nei suoi “Fondamenti
del Leninismo”. Engels vi consiglia di far scomparire, oltre agli ungheresi, i serbi e altri popoli slavi, poi i baschi, i bretoni e gli scozzesi».
In “Rivoluzione e controrivoluzione in Germania”, pubblicato nel 1852 dalla stessa rivista, lo stesso Marx si chiede come si possa fare per sbarazzarsi di “queste tribù moribonde, i boemi, i corinzi, i dalmati, ecc...”. La razza conta molto, per Marx e Engels. Che scrive nel 1894 a uno dei suoi corrispondenti, W. Borgius,: «Per noi, le condizioni economiche determinano tutti i fenomeni storici, ma la razza è anch’essa un dato economico...». Secondo i fondatori del socialismo, la superiorità razziale dei bianchi è una verità “scientifica”. Nelle sue note preparatorie a “L’Anti-Dühring”, il “Corano” della filosofia marxista della scienza, Engels scrive: «Se, per esempio, nel nostro paese gli assiomi matematici sono perfettamente evidenti per un bambino di otto anni, senza nessun bisogno di ricorrere alla sperimentazione, non è che la conseguenza dell’eredità accumulata. Sarà al contrario molto difficile insegnarli a un boscimane o a un negro d’Australia».
Ancora nel XX secolo, degli intellettuali socialisti, grandi ammiratori dell’Unione sovietica, come H.G.Wells e Bernard Shaw, rivendicano il diritto per il socialismo di liquidare fisicamente le classi sociali che fanno ostacolo alla Rivoluzione o che la ritardano.
Nel 1933, nel periodico “The Listener”, Bernard Shaw, facendo prova di un bello spirito di anticipazione, per rendere più rapida l’epurazione de “i nemici del socialismo” incita i chimici a «scoprire un gas umanitario che causa la morte istantanea e senza dolore, insomma un gas “civile” - mortale - ma umano, sprovvisto di crudeltà». Anche il boia nazista Adolf Eichmann, durante il processo a Gerusalemme, nel 1962, invocò in sua difesa il carattere umanitario dello zyklon B, che servì ad uccidere le vittime della Shoah.
Il Nazismo e il Comunismo hanno come tratto comune di volere una metamorfosi, una redenzione totale della società, e, se possibile, dell’umanità. Per questo pensano di avere il diritto di annientare tutti i gruppi razziali o sociali che potrebbero essere un ostacolo, foss’anche in modo involontario e non cosciente - nel gergo marxista, “oggettivamente” - a questa “sacra impresa di salvezza collettiva”. In questi giorni, mentre il dovere di memoria sembra un principio condiviso da tutti, Jean-François Revel, mostrando una verità nascosta, dimostra come sia più difficile applicare quello che è un suo indispensabile complemento, il dovere di verità.

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